Seguire una dieta sostenibile significa privilegiare cibi sani e freschi, provenienti da produttori locali, nel rispetto della biodiversità alimentare e delle risorse disponibili, con una bassa impronta ambientale e poco elaborati dal punto di vista industriale.
Il nostro sistema alimentare, infatti, risulta squilibrato e non in grado di rispondere alle attuali esigenze alimentari e nutrizionali: se da un lato 1 miliardo di persone al mondo soffre ancora la fame, altrettante sono quelle in sovrappeso o obese, per un totale di oltre 2 miliardi di persone complessivamente malnutrite.
La Dieta mediterranea, in questo contesto, rappresenta uno degli stili alimentari più sostenibili per l’ambiente e per la salute rivelandosi adeguata dal punto di vista nutrizionale e efficiente nell’utilizzo di risorse naturali e umane.
Ridurre gli alimenti di origine animale in favore di quelli vegetali, privilegiare i prodotti di stagione e combinarli variando ogni giorno la propria dieta fa bene alla salute oltre che all’ambiente. Chi segue il modello mediterraneo, inoltre, consuma porzioni moderate, a base di alimenti integrali, freschi e poco trasformati.
Per questo i vantaggi della Dieta mediterranea, potenziati dall’attività fisica, sono oggi ben noti: prevenzione del diabete, delle malattie cardiovascolari e di alcuni tipi di tumori. Ma anche protezione del cervello e, in particolare, dalla demenza e dal morbo di Alzheimer; prevenzione della sarcopenia, ovvero quella condizione associata all’età che comporta una diminuzione della forza, della massa e della funzione muscolare; difesa contro l’infarto al miocardio.
Mangiare in maniera sostenibile significa non solo prendersi cura della propria salute, ma anche ridurre l’impronta idrica, di carbonio e di azoto associate ai nostri consumi.
Le diete ricche in grassi animali e zuccheri, per esempio, implicano un elevato utilizzo di acqua e sono al contempo poco salutari. L’elevata emissione di CO2 derivante dagli allevamenti rappresenta una delle principali cause del cambiamento climatico e aumenta con l’aumentare del consumo di prodotti non stagionali, a causa dell’impiego di serre e dei trasporti da paesi lontani.
Una dieta sostenibile, infine, è anche una dieta attenta agli sprechi alimentari che oggi raggiungono livelli incredibili: oltre 1/3 del cibo prodotto viene sprecato e l’80% di esso sarebbe ancora consumabile. Lo spreco riguarda anche la terra, l’acqua, i fertilizzanti, le emissioni di gas serra utilizzati per la produzione di cibo destinato a essere buttato.
Tutti conosciamo la Dieta Mediterranea e i suoi effetti benefici sulla nostra salute. Grazie alla sua varietà essa consente uno spiccato equilibrio nutrizionale che prevede un elevato consumo di verdura, legumi, frutta sia fresca che secca, olio d’oliva e cereali ( di questi ultimi un 50% integrali); un moderato consumo di pesce e prodotti caseari (specialmente formaggio e yogurt); un ancor più moderato consumo di carne rossa, carne bianca e dolci.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute) ha riconosciuto che lo stile alimentare mediterraneo contribuisce meglio di qualunque altro a prevenire le più diffuse malattie croniche: un’unicità riconosciuta anche dall’UNESCO, che nel 2010 l’ha dichiarata Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
Per spiegare con una sintesi efficace le indicazioni della Dieta Mediterranea , l’OMS ha contribuito ad elaborare un sistema di comunicazione basato sull’immagine della piramide nella quale gli alimenti sono rappresentati su diversi livelli e, via via che si sale verso la punta della piramide, diminuisce la relativa frequenza del loro consumo.
La forma triangolare permette di evidenziare che la base della nutrizione è costituita da alimenti di origine vegetale, tipici delle abitudini alimentari mediterranee, ricchi di vitamine, sali minerali, fibre e carboidrati complessi, acqua e proteine vegetali. Mentre gli alimenti posti verso il vertice sono quelli che vanno consumati con moderazione, in quanto ricchi di grassi e zuccheri semplici.
Il valore della piramide alimentare è duplice: da un lato rappresenta un eccellente sintesi delle principali conoscenze acquisite dalla scienza medica e nutrizionale, dall’altro è un potente strumento di educazione al consumo, grazie soprattutto alla sua grafica semplice e intuitiva. (piramide di sinistra).
Nel 2010 il Barilla Center for Food & Nutrition ha pubblicato uno studio dal quale è emerso chiaramente che gli alimenti a minore impatto ambientale sono gli stessi per i quali i nutrizionisti consigliano un consumo maggiore, mentre quelli con un’impronta ambientale più marcatamente negativa per il Pianeta sono quelli che andrebbero consumati con moderazione.
Sulla base di questa importante scoperta, il BCFN ha scelto il modello della piramide (questa volta rovesciata) per illustrare alle istituzioni e ai consumatori che un corretto stile alimentare ha effetti positivi sia sulla salute delle persone che sull’ambiente.
In questa piramide rovesciata gli alimenti sono classificati in base al loro impatto ambientale, con gli alimenti a maggior impatto ambientale in alto e quelli a ridotto impatto in basso.